Con l’intento di dare sempre maggiore consapevolezza al consumatore oggi voglio parlarti di un aspetto forse a molti sconosciuto.
Come fa il nettare a diventare miele ?
Il nettare è la secrezione che piante (erbe e alberi) emettono dai fiori per attirare insetti impollinatori che si occuperanno di fare circolare il polline necessario alla riproduzione delle piante stesse.
Questo penso sia un concetto diffusamente conosciuto e non mi soffermo ulteriormente.
Le api mellifere, le uniche che sono in grado di produrre miele, raccolgono il nettare e lo depositano nelle cellette esagonali del proprio nido.
Prima che questo nettare possa essere definito miele, deve essere trasformato dalle api.
A partire dal nettare, una sostanza zuccherina con una concentrazione di zucchero che va dal 10 al 20% (contiene molta acqua), le api sono in grado di arricchirlo con enzimi e sostanze proprie attraverso un processo denominato trofallassi.
Si tratta di un processo tramite il quale il nettare passa da un’ape all’altra che lo deposita nella propria sacca melaria al fine di arricchirlo con i propri enzimi.
Saltuariamente qualcuno poco informato sostiene che il nettare venga mangiato e rigurgitato dalle api passando dallo stomaco.
Questo è assolutamente falso, le api operarie hanno un organo apposito denominato sacca melaria che non contiene enzimi digestivi, ma enzimi che ne preservano la durata a lungo senza alterarlo.
Il miele infatti è un prodotto che non viene consumato immediatamente, ma è destinato all’alimentazione anche a distanza di mesi o anni, le api hanno tutto l’interesse a renderlo conservabile a lungo.
Trofallassi
Durante il processo di trofallassi il miele perde umidità arrivando a una concentrazione zuccherina intorno all’80/85% inibendo l’attività batterica e quindi processi degenerativi.
La bassa presenza di acqua è la prerogativa principale per una lunga conservabilità senza processi di fermentazione.
In base al flusso di nettare il processo di trasformazione in miele può durare da pochi giorni fino anche a decine di giorni.
Se siamo in presenza di un abbondante flusso nettarifero come per esempio nel caso della fioritura dell’acacia, le api operaie saranno occupate principalmente a bottinare il nettare e meno api si dedicheranno al processo di trasformazione.
Una volta terminato il flusso abbondante il nettare presente sarà deumidificato e trasformato con maggiore velocità.
L’importanza della pazienza
E’ importante dare il tempo alle api di effettuare la trasformazione fino in fondo perchè altrimenti il miele raccolto non sarà miele ma piuttosto nettare.
Mancherà degli enzimi e delle sostanze che sono proprie delle api e nel peggiore dei casi sarà ancora troppo ricco di acqua con pericolo di fermentazione.
Nel mondo esistono tanti modi di fare apicoltura e in alcuni casi ci sono pratiche discutibili sotto questo punto di vista.
In alcuni paesi asiatici per esempio si raccoglie il nettare direttamente dal nido, centrifugando i favi molto spesso.
Il nettare così raccolto contiene molta umidità e deve essere quindi deumidificato artificialmente per portarlo alla corretta concentrazione zuccherina.
Ovviamente questo “miele” viene raccolto senza attendere il processo naturale e mancherà quindi di tutte le sostanze che solo le api possono donare al miele.
Occorre anche sottolineare il tema etico per il quale le famiglie che vengono private totalmente del nettare raccolto in natura non saranno in grado di produrre miele naturale, ma soltanto una trasformazione di sostanze zuccherine somministrate artificialmente dall’uomo.
La situazione in Italia
Fortunatamente in Italia sono ben conosciuti questi temi ed il miele viene raccolto dopo opportuna maturazione all’interno della famiglia di api e solo da un apposito contenitore denominato melario che le api riempiono di miele solo dopo avere sufficiente scorta per il loro sostentamento.
Nonostante questi accorgimenti negli ultimi anni anche in Italia in alcuni casi è stato necessario dare sostentamento zuccherino alle api per la scarsità di risorse naturali. Del resto il nettare prodotto dalle piante è principalmente costituito da acqua e se non piove ovviamente c’è anche scarsità di nutrimento per le api.
Noi stessi siamo chiamati a razionalizzare il consumo di acqua e non ci si può aspettare che questi piccoli insetti siano in grado di cavarsela sempre ed in ogni caso autonomamente.
Ovviamente il miele che trovi nei vasetti dell’apematta ti garantisco che rispetta i tempi della natura e non contiene null’altro che nettare raccolto in natura opportunamente trasformato dalle nostre api.
Ci tengo anche a ricordare che le api dell’apematta sono allevate con metodo biologico certificato, ulteriore garanzia etica e qualitativa.
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